Maker Faire, tappa Obbligatoria per gli amanti della tecnologia, dell’innovazione, ma anche dell’artigianato 4.0.
Si tiene a Roma, la quinta edizione europea del Maker Faire dal 1 al 3 Dicembre ospitata dalle strutture di “fiera di Roma”.
Il Maker Faire si propone di riunire in una intensa tre giorni, tutte le novità tecnologiche accorse durante l’anno. Dalle più grandi aziende al singolo “Maker” (così vengono chiamati i partecipanti e in generale gli “artigiani digitali”) in centinaia si avvicendano per esporre le loro idee, prototipi e creazioni finite.
I campi e i temi affrontati sono i più disparati, si va dall’automazione dei processi industriali, alle collane in materiale plastico riciclato, passando per le serre idroponiche e la domotica.
In sette padiglioni dalle dimensioni colossali si suddividono le aree a tema specifico che ospitano i Makers. A seconda dell’ingresso vi troverete a partire dal padiglione 10, per l’ingresso Nord e Sud, con le stanze dedicate alle conferenze o inspiegabilmente, al padiglione 4, con la sezione “young makers” dedicata ai giovanissimi, dall’ingresso Est.
Quando, e se, vi sarete dati pace per l’apparentemente inspiegabile partenza della numerazione dal padiglione 4, scoprirete che muoversi tra le varie aree è meno scematico ed intuitivo di quanto si possa pensare (o forse dovevamo immaginarlo date le premesse sulla numerazione :-p ). Se pur ottimizzati, ampi e ben suddivisi, gli spazi espositivi finiscono per creare labirinti interni. Con facilità potreste scoprire di aver saltato una buona parte di stand perché non vi è un vero e proprio percorso da seguire e spesso le aree non sono nettamente divise dalle altre. Mentre l’ampiezza delle sale, tende a generare la sensazione che ci sia poco da vedere, il ristretto spazio dato agli stand non consente un’ottimale fruizione degli stessi. Si passa quindi dal desertico vuoto dei corridoi tra gli stand, al sovraffollamento ingestibile delle nicchie dedicate ai Makers.
In una moltitudine tale d’input, la capacità dei Makers di affascinare il visitatore è fondamentale. Di sovente alcuni Makers tendono a sottovalutare l’impatto visivo dello stand, limitandosi alla loro presenza e a qualche brochure. Purtroppo finiscono spesso per non ricevere l’attenzione che magari il loro progetto meriterebbe.
Se visiterete il Maker Faire, io vi suggerisco di soffermarvi comunque su quegli stand visivamente poco loquaci, perché potrebbero nascondere una positiva sorpresa per la vostra, spero, insaziabile curiosità.
Ma tralasciando gli aspetti funzionali della location e del Maker Faire passiamo a quello che conta davvero: i contenuti e i progetti esposti dai Makers:
La stampante 3D, ancora una volta regina del Maker Faire.
Indubbiamente grande protagonista di ogni edizione è la stampante 3D*link, quest’anno finalmente con qualcosa di nuovo da raccontare grazie ad i nuovi modelli ed alla presenza del doppio estrusore, che consente la stampa in più colori.
Da annoverare tra i presenti, sicuramente il team di ARMAMENTARIUM. Con la loro armatura gigante e la stampante 3d di dimensioni colossali non passano certamente inosservati.
Lo stand della PRUSA, che con il nuovo modello crea un effettivo salto in avanti. Personalmente ho molto apprezzato la riproduzione di una cellula stampata in 3d in multicolor, immaginate i vantaggi che la stampa 3d potrebbe portare alla didattica, oltre a tutti gli sconfinati campi nel quale potrebbe fare la differenza una tecnologia simile.
Anche la 3DARTrevolution ha attirato prepotentemente la mia attenzione, grazie all’utilizzo di modelli di stampante 3D avanzati e per i prototipi da loro esposti, come la sedia da scrivania e gli accessori quali borse ed orologi. Grazie ai quali anche il più scettico può cogliere le potenzialità pratiche di una stampante 3d.
Immancabile la versione “a cemento”, questa volta, purtroppo, in una sua scala ridotta. Poco affascinante rispetto agli anni passati e puramente dimostrativa.
Se pur dai costi non esattamente accessibili, mi sento di segnalare la Felfil che stando a quanto esplicato dai loro dépliant e informazioni, è un estrusore in grado creare filamenti anche da scarti plastici.
La robotica, amaro rammarico rispetto alle edizioni passate.
Pur vantando ottime presenze, non racconta molto di nuovo, anzi, l’impatto che si ha entrando nel padiglione 6, quello denominato LIFE/ROBOTS, è di un passo indietro rispetto agli anni precedenti. Stretti in quello che sembra un recinto per animali in cattività i robots presenti non riescono a comunicare grandi passi in avanti, alcuni sembrano usciti da un film degli anni 80, altri sembrano la versione beta di quelli presentati l’anno precedente e nessuno riesce a convincere sulla possibilità che i robot stiano già per entrare nelle case di ognuno di noi. Se lo faranno, è perché sentirete il desiderio di aprire le gabbie e portarli in salvo per dargli un posto sicuro dove arrugginire in libertà.
Dello stesso padiglione, invece, va elogiata la sezione biomedica, per i passi sempre più grandi che compie. Delle protesi mioelettriche come la Adam’s Hand alla curiosa iniziativa in musica di Assobiomedica. Senza dimenticare progetti importantissimi come SMArty, che potrebbero dare fondamentali svolte nella vita quotidiana di chi ne ha bisogno.
bisognerebbe menzionare tutti, perché estremamente meritevoli di attenzione, se volete approfondire i makers presenti vi consiglio vivamente di visitare la pagina dedicata sul sito del Maker Faire.
Agricoltura 4.0: acquaponica e nuove frontiere del cibo.
Se anche la vostra mente è ormai distorta dall’influenza di apocalissi cinematografiche, entrando nel padiglione 9 proverete una certa sensazione di sollievo. Tra rigogliose lattughe e funzionali strutture in legno, avrete la sensazione che sopravvivere a un epidemia zombie, è possibile!
Certo, non sarà come raccogliere i pomodori nel campo baciato dal sole, ma la violacea luce di un sistema idroponico risulterà sicuramente rassicurante. Volendo si potrebbe considerare anche l’ipotesi di avere compagnia nel bunker anti atomico, grazie ai sistemi di acquaponica. Oppure, se il tipo di apocalisse lo consente, potremmo optare per una versione “green” del buon caro tamagotchi, grazie all’interessante progetto FOGLIA.
Grandi marchi, i veri assenti di questa edizione.
Non so se sia stata una scelta degli organizzatori o la decione delle singole aziende, ma quest’anno al Maker Faire 2017, non erano presenti i nomi più altisonanti, come Intel, Google, texas instrument e via dicendo. Una tendenza iniziata nell’edizione precedente dalla instructables, che però stupisce per la considerevole portata del fenomeno. La loro mancanza si riflette non in termini di necessità, ma in termini di scenicità, trovare il singolo Maker affiancato dagli imponenti stend delle grandi aziende, dava risalto sia all’uno che all’altro, creando un senso di vera coesione tra il mondo dell’innovazione in tutte le sue sfaccettature.
L’artigianato del futuro esce allo scoperto.
Non più rilegato nello scantinato (Letteralmente) come nella seconda edizione del Maker faire, ma integrato in base alle tematiche, acquisisce maggiore visibilità. Cogliendo lo spirito che le nuove tecnologie ci propongono, si smussa anno dopo anno il confine tra Makers. Ne è un chiaro esempio il progetto Uncinetto Type-D.
Meno tecnologico, ma di sicuro impatto visivo, è lo stand di Pulsar-Moonlight, con le sue “spaziali” creazioni. Non mancando di passare per un caloroso sorriso dallo stand di Daphnedj deco.
Maker Fair forse un po’ sottotono, per alcuni aspetti, rispetto alle edizioni passate, ma sicuramente meritevole e con importanti novità e progetti da mostrare. Assolutamente imperdibile per chi ama l’innovazione e per chi vuole allargare i propri orizzonti. Si conferma in ogni caso, per quanto mi riguarda, l’evento più atteso e meritevole dell’anno.
Se anche voi siete andati, o andrete, fatemi sapere cosa ne pensate!